Atlante dell’Arte Contemporanea DeAgostini
Scagnoli si dimostra particolarmente abile nei processi di trasformazione e rinnovamento della materia, caricata di nuovi simboli e significati, in un iter artistico la cui caratteristica più evidente è un interscambio tra naturale e artificiale. Ruolo fondamentale in tale indagine artistica è rivestito dalla luce: le sue opere vengono vivificate da questo elemento, grazie al quale assumono una dignità spaziale. La luce diviene dunque la linfa vitale da cui l’opera trae sostentamento, in un processo simile a quello della fotosintesi. Le riflessioni legate al tempo vengono a dipendere dalla trattazione della materia: composizioni aggettanti, tridimensionali, simili alla pupilla umana, offrono allo spettatore una concezione del tempo estremamente soggettiva, dipendente da un intimo stato d’animo.
Tutta la sua poetica è incentrata sulla riflessione dell’uomo verso il Trascendente. Se da un lato lo Scagnoli raffigura il Nulla, dall’altro la luce led che anima le sue sfere è sorgente di Conoscenza, di Spiritualità. La concezione della morte come annullamento totale di ogni forma vivente e di ogni affetto soffoca e ferisce lo spirito dell’artista, in lui è ancora vivo il ricordo di quel giorno in cui la natura funesta devastò il suo paese, derelitto sotto le macerie. Ecco allora a scongiurare il principio della fine delle sue sfere galleggianti, simboli di eternità e perfezione in cui la fragilità della materia esistente e terrena si riflette nella delicatezza del plexiglass atto a contenerle. Nuclei che diramano soffici venature cromatiche di queste cavità trasparenti, rimando altresì a quelle cellule che compongono la vita, elementi di energia da cui si irradia un interessante campo magnetico di colori. La sublimazione coincide nelle sue opere con una necessità di elevazione verso livelli superiori della conoscenza.
(Tratto dall’Atlante dell’Arte Contemporanea, DeAgostini 2019)
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